Diversi strumenti al servizio dei cittadini e dell’Amministrazione

In questo viaggio alla scoperta delle agenzie urbane impegnate nella promozione e guida dei processi innovativi, Claudio Calvaresi, conduttore del Podcast di LABMET, insieme a Levente Polyak, ospite della puntata, ha ampliato il focus dalla scala nazionale a quella più articolata e sfaccettata europea. Polyak, infatti, è uno dei fondatori di Eutropian: un’organizzazione che offre supporto a cittadini, amministrazioni locali e istituzioni europee attraverso attività di advocacy, ricerca e formulazione di politiche finalizzate a sostenere processi urbani inclusivi, con un particolare focus sulla costruzione di scenari di sviluppo basati sulle risorse e sfide esistenti. 

Nel corso del podcast emerge una differenziazione – in termini di definizione, tipologia e significato – tra agenzie di innovazione urbana, centri urbani, musei di cantiere, laboratori urbani, centri di documentazione, infopoint, centri di partecipazione, e così via. Ogni infrastruttura si distingue dall’altra in base al contesto territoriale specifico in cui si trova, alle esigenze, alle sfide, alle visioni e alle scelte politiche, ma anche in relazione al quadro amministrativo e legale di riferimento della città o del Paese in cui è inserita.

 

In questo panorama variegato, con contesti istituzionali e territoriali diversificati, le agenzie urbane si configurano come strumenti chiave per promuovere il partenariato multi-istituzionale e multi-attore, la condivisione di conoscenze e la formulazione di politiche e progetti urbani duraturi. Ricoprendo un ruolo cruciale tra la sfera tecnica e quella politica, Levente Polyak e Claudio Calvaresi evidenziano diversi obiettivi che, di fronte alle grandi sfide del nostro presente, le agenzie urbane devono perseguire.

 

  1. Sviluppare e capitalizzare la conoscenza dei territori.
    Attraverso l’utilizzo di osservatori e la gestione dei dati, le Agenzie Urbane devono raccogliere gli esiti della ricerca e capitalizzare il sapere proveniente dalle diverse componenti della città. L’obiettivo è creare delle basi solide e degli strumenti per maturare basi conoscitive e renderle leggibili per pianificare politiche e progetti urbani.  
  2. Mantenere l’indipendenza, sia dalla sfera politica sia dagli attori economici, è cruciale per garantire un’informazione neutrale. Tuttavia, è altrettanto importante mantenere una stretta connessione con le tematiche, i soggetti e le dinamiche delPubblica Amministrazione. 
  3. Agire come interfaccia tra Amministrazione pubblica, privati e società civile.
    Per accogliere la sfida verso una transizione giusta, le autorità locali devono adottare un approccio di “pianificazione intelligente”, che sia flessibile nell’abbracciare l’innovazione, capace di mettere in campo un approccio integrato insieme agli attori locali e garante del diritto alla città per tutte e tutti. In questo contesto, l’agenzia urbana deve agire come interfaccia tra l’amministrazione pubblica e la società civile: uno spazio di dialogo accessibile, inclusivo e accogliente, capace di accogliere tutti e stimolare un confronto libero ma, al contempo, informato e strutturato. Come diceva Paolo Fareri, l’elemento cruciale dell’esperienza degli Urban Center è la stretta connessione tra education e advocacy. 
  4. Garantire la stabilità finanziaria e l’autonomia.
    Il modello economico deve basarsi su una pluralità e continuità di finanziamenti e contributi, affinché la sua funzionalità sia garantita in relazione alle dinamiche complessive della città e non a singole progettualità. Il modello economico deve essere concepito in modo tale da permettere il funzionamento di una squadra di esperti e il perseguimento della propria mission. 

 

Rispetto agli obiettivi precedentemente delineati, Levante Polyak cita alcuni esempi virtuosi di centri dedicati alle trasformazioni urbane in diverse città europee. Un esempio di rilievo è il Pavillon dell’Arsenal di Parigi, un’istituzione del Comune che racconta la trasformazione della città attraverso mostre, dibattiti e archivi che esplorano il suo sviluppo da un punto di vista architettonico, storico, sociologico. Un altro esempio, notevolmente diverso e distante dalla formalità del Pavillon, è rappresentato dall’esperienza di Madrid: caratterizzato da uno spazio aperto e informale, il MediaLab si caratterizza come hub della democrazia partecipativa che si distingue per un approccio sperimentale e innovativo: un luogo destinato ad accogliere e promuovere le attività di produzione, ricerca e diffusione della cultura digitale, oggi conosciuto come MediaLab-Matadero, al di fuori del centro cittadino.

 

TIPS! LABMET cosa può imparare dall’esperienza di Levante Polyak?